Time machine del territorio

Firenze, Prato e Pistoia

Comuni di:

Abetone (PT), Agliana (PT), Bagno a Ripoli (FI), Calenzano (FI), Campi Bisenzio (FI), Cantagallo (PO), Carmignano (PO), Cutigliano (PT), Fiesole (FI), Firenze (FI), Impruneta (FI), Lastra a Signa (FI), Marliana (PT), Montale (PT), Montemurlo (PO), Pistoia (PT), Piteglio (PT), Poggio a Caiano (PO), Prato (PO), Quarrata (PT), Sambuca Pistoiese (PT), San Marcello Pistoiese (PT), Scandicci (FI), Serravalle Pistoiese (PT), Sesto Fiorentino (FI), Signa (FI), Vaiano(PO), Vernio (PO)

Cartina Firenze, Prato e Pistoia
Mappa

«Certamente paiano i colli ridere et pare da loro uscire et intorno spandersi una alegrezza, la quale chiunque vede et sente, non se ne possi satiare; per tale che tutta questa regione si può meritamente riputare et chiamarsi uno paradiso, a la quale né per bellezza, né per alegrezza in tutto il mondo si trovi pari. Per la qual chosa quelli che venghano a Firenze sono stupefatti, quando dalla lungha et d’alcuno alto monte veghano tanta opera et tanta grandezza di città, tanta larghezza et tanto ornamento et tanta quantità di ville allo intorno».
(Leonardo Bruni, Laudatio florentinae urbis, 1403-1404)

 

C’è una sola parola: ricchezza. Ma non quella comunemente intesa. Non si pensi solo al denaro, al commercio e alle attività produttive e manifatturiere. La ricchezza di questi territori è soprattutto paesaggistica. Firenze, Prato e Pistoia sono ricche d’acqua, di coltivazioni, di architetture e, più in generale, di talenti.

In questa terra tagliata in due dai monti si coltivano e fioriscono idee e opportunità. La campagna si popola, i manufatti (a cominciare da quelli tessili) si trasformano in eccellenze, i borghi ospitano la bellezza e attorno alle case coloniche nascono i mestieri.

Le arti tessili, di ascendenza medievale, si perfezionano nelle città di Firenze e Prato. A Pistoia primeggiano invece le officine meccaniche per la costruzione di vetture ferroviarie (in continuità con l’attività siderurgica protoindustriale della città). E tutto questo accade attorno all’Arno, che oggi taglia maestoso il paesaggio e che fino all’inizio del XX secolo era ancora navigabile dalla foce fino al porto di Signa.  

È questo il territorio che ospita anche la Firenze che fu perfino capitale del Regno d’Italia. È questo il territorio disegnato e dipinto da Leonardo Da Vinci. È questo il territorio che costruisce attorno al rapporto con il suo contado un tratto peculiare del sistema-paesaggio.

Nella Loggia del Mercato Nuovo di Firenze, ancora oggi campeggia la statua del banchiere e storiografo Giovanni Villani. È raffigurato con una veste corta e un mantello. In mano ha una penna e un libro aperto. Ebbene, è proprio in quel libro ( “Nuova Cronica” ) che Villani scrisse un resoconto sulla storia della città, dall'antichità agli anni quaranta del Trecento. Sosteneva che la città non fosse chiusa e contrapposta a lontani castelli altrettanto chiusi; piuttosto era aperta, in simbiosi con le numerosissime ville dei dintorni. Un germogliare continuo di relazioni tra uomo e paesaggio che avrebbe in seguito stupito anche Ariosto e i pittori del Grand Tour.

Le prime tracce di vita umana risalgono al Paleolitico Inferiore. In collina abitavano soprattutto cacciatori, che hanno lasciato testimonianza di sé soprattutto nel territorio pistoiese, sugli appennini. I segni del loro passaggio sono evidenti.

Per individuare nel tempo il primo insediamento stabile, occorre però attendere il Neolitico. La presenza dell’Arno, durante l’Età del Ferro, ha invece favorito lo sviluppo di popolazioni raccolte in piccoli nucli, legati per lo più da una relazione familiare.

Le prime città risalgono invece al periodo etrusco (Fiesole, Artimino, Gonfienti). Ed è proprio attorno ai poli urbani che si sviluppa la piana fiorentina. Questo accade mentre sui rilievi proseguono e si espandono le attività agricole. Le caratteristiche del territorio e la collocazione geografica permettono lo sviluppo di attività commerciale, a conseguenza delle quali si rendono necessarie opere di fortificazione che di fatto danno il via a un lungo periodo di militarizzazione del territorio (soprattutto in epoca ellenistica).

Solo più tardi venne fondata la colonia fiorentina, dalla quale nacque Florentia. Divenne ben presto un punto d’incontro e lo snodo delle principali direttrici di epoca romana. Non solo la Cassia, quindi, ma anche le vie Faentina, Pisana, Volterrana e Senese.  

Il trascorrere del tempo non cambia il destino di queste terre, troppo spesso oggetto d’invasioni e dominazioni che si accavallano creando dolorose ferite. Si susseguirono il conflitto fra Goti e Bizantini, l’occupazione longobarda, la discesa di Carlo Magno e la dominazione carolingia. Si prosegue così, da un conflitto all’altro. E dopo che la contessa Matilde di Canossa fece edificare la quarta cinta medievale, tra assedi e lotte, arrivò infine anche la presa di potere da parte dei Medici.

Se la vita di Firenze è stata tumultuosa, altrettanto non si può dire per le città di Pistoia e Prato, che complessivamente hanno subito meno trasformazioni. Cambiamenti cui invece è sottoposta Firenze, capitale granducale. Un’espansione che toccò il suo apice tra il 1865 e il 1870. Anni nei quali la città assunse anche il ruolo di capitale del Regno d’Italia.

Colline, campi, fiumi. E poi le montagne, che chiudono visivamente l’orizzonte. Il sistema appenninico pistoiese e pratese spezza il territorio in due, ma non per questo lo divide davvero. Lo sviluppo è tutto concentrato attorno alla vasta pianura alluvionale che si estende tra Firenze e Pistoia e che convivo con questa eterogeneità paesaggistica attraversata anche da fiumi e torrenti (Bisenzio, Reno, Pescia).

Un paesaggio che non è esente da interventi umani. È stato infatti ridisegnato con bonifiche, argini, deviazioni. I corsi d’acqua sono stati modellati al bisogno, dando origine di fatto a un sistema idraulico artificiale che oggi rappresenta l’identità del territorio, ma che richiede constante adattamento (e manutenzione).

Colline e montagne circondano la pianura. Un’insieme diversificato e unico costellato da paesaggi agricoli tradizionali, oliveti e foreste. Un ruolo determinante lo assume proprio il grande fronte montano, spalto fondamentale del paesaggio visivo.

È proprio quel dualismo tra bacino intermontano e territori montani ad aver condizionato lo sviluppo del sistema insediativo, determinandone sia il successo sia la rilevanza (il colle di San Marcello, ad esempio, offre una via trasversale e grandi risorse idriche).

Sono inoltre presenti numerose aree protette e riserve naturali, come i monti Spigolino e Gennaio, Libro Aperto, Abetone, Alta valle del Sestaione e Pian degli Ontani.

 

Questi paesaggi sono passati anche dagli occhi e dalle mani del Genio. Leonardo Da Vinci, ambidestro, ha disegnato il profilo delle colline fiorentine inclusi Bellosguardo, Montici, l’Incontro, il Paradiso, Fiesole, Montececeri e il Monte del Cigno, da cui sperimentò il volo.

Si è a lungo pensato alla percezione di Firenze come a una città a forma di giardino. E questa percezione ha spesso trovato la sua declinazione più diretta nella creatività di artisti che non sono riusciti a sottrarsi al richiamo affascinante della bellezza paesaggistica.

Siamo di fronte a un equilibrio perfetto di borghi, ville, vigne, ulivi, selva coltivata e cipressi affilati come lance. Ma anche parchi neri di alloro e di lecci, pievi e certose. E poi campi, strade, fiumi.

Uno spazio che diventa luogo grazie anche all’intervento ispirato di architetti, muratori, scalpellini, mezzadri, boscaioli e giardinieri. Maestranze che hanno operato in mezzo alla bellezza della natura, in questa scenografia che da secoli distingue Firenze e la sua campagna da tutti gli altri territori.

Paesaggi e visioni rese eterne da Gentile da Fabriano (i suoi campi fuori porta sono esposti a per Palla Strozzi), Beato Angelico (celebri i giardini di fiori), Benozzo Gozzoli e il suo paradiso in terra, Domenico Veneziano (che dipinge fertili vallate di ville, castelli e pascoli). E ancora Telemaco Signorini, Antonio Del Pollaiolo, Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Silvestro Lega, che ritrae la campagna suburbana fuori porta La Croce. Fino alle rive dell’Arno, lungo il torrente Affrico.