Time machine del territorio

Colline Metallifere e Elba

Comuni di:

Campiglia Marittima (LI), Campo nell’ELba (LI), Capoliveri (LI), Follonica (GR), Gavorrano (GR), Marciana (LI), Marciana Marina (LI), Massa Marittima (GR), Monterotondo Marittimo (GR), Montieri (GR), Piombino (LI), Porto Azzurro (LI), Portoferraio (LI), Rio Marina (LI), Rio nell’ELba (LI), Roccastrada (GR), San Vincenzo (LI), Sassetta (LI), Scarlino (GR), Suvereto (LI)

Cartina Colline Metallifere e Elba
Mappa

«C’è una chiesa tra gli ulivi c’è un pezzetto di mare
c’è una barca in mezzo al golfo
con un pesce da pescare
E un antico galeone appoggiato sul fondo
con ricchezze che appartengono
per sempre a un altro mondo
E c’è un uovo dentro un nido
sulla Costa dei Gabbiani
costruito con la paglia
e con gli scarti degli umani
Io lo so
che questa è un’isola
Io lo so
che questa è un’isola che c’è»

(Giorgio Faletti, Da casa mia si vede il mare)

È stato un po’ di tutto. Scrittore, attore, cantautore, comico, cabarettista. Ciò che poteva nascere grazie alla creatività, con lui ha trovato forma. Giorgio Faletti non era solo Vito Catozzo, ma era anche “Signor tenente”, che ha cantato al Festival di Sanremo. Ed era la mano che scritto “Io uccido”. La stessa mano che ha poi dato musicato un testo dedicato al suo grande amore: l’Isola d’Elba.

L’Elba è l’isola più grande dell’arcipelago. Prima celebre per l’estrazione e la lavorazione dei metalli (le sue risorse minerarie sono state sfruttate per quasi 3 millenni), ora privilegiata sede turistica. Ma ben prima dell'avvento delle famiglie con ombrelloni e canotti, queste terre hanno conosciuto gli Etruschi e Napoleone.

La sua ricchezza ha favorito la costruzione di un legame simbiotico con la costa. Oggi Piombino è per molti solo la città metallurgica da cui si parte per raggiungere l’Elba. Ma dietro quella comune definizione esiste molto di più. Così come Populonia, che dal golfo di Baratti sale su fino in alto. Ancora oggi accoglie e conserva quel che resta dell’acropoli e della necropoli.

La presenza etrusca è ovunque. Anche sulla stessa spiaggia di Baratti, che nei giorni di sole luccica per i residui ferrosi che ancora si mescolano alla sabbia. Sono gli scarti della lavorazione, antichi di secoli. E pensare che l’area piombinese, in antico appartenente a Populonia, fra la preistoria e l’età moderna era segnata da estese lagune. Pianure e lagune costiere, in combinazione con le colline del Campigliese, che formavano uno straordinario bacino di approvvigionamento. Dall’acqua ai minerali, ecco un segno evidente della prosperità del territorio.

Un pensiero va anche alle parole che accompagnano questi luoghi. L’aggettivo “Marittimo”, che compare in ben otto nomi di capoluoghi comunali distanti anche decine di chilometri dal mare, indica l’appartenenza alla Regio Maritima (da cui “Maremma”), ripartizione della Tuscia longobarda.

Per le sue ricchezze minerarie, oltre che per la sua posizione geografica, l’Elba divenne ben presto una preda ambita e contesa dalle principali potenze. La nascita precoce della città di Populonia (VIII secolo a.C.) favorisce la rapida strutturazione di un sistema politico ed economico complesso.

Inoltre l’incorporazione dell’arcipelago Toscano, con le diversificate opportunità che questo offriva, contribuì a rafforzare il sistema composito fatto di agricoltura, metallurgia e traffici mercantili. Oltre a Populonia, altri abitati antichi importanti furono Falesia, Vignale, Rondelli, Campiglia Marittima e Scarlino.

All’Elba nascono stanziamenti etruschi stabili strettamente collegati con Populonia. Sono per lo più siti che dominano approdi marittimi, popolati da gruppi impegnati nel controllo dello sfruttamento minerario. Attività che si rafforzano con la conquista romana, che porta alla ristrutturazione della rete viaria e all’intensificazione della produzione metallurgica.

Populonia venne poi abbandonata in seguito a un’incursione piratesca e l’episcopio venne trasferito a Massa Marittima. Ma l’importanza della penisola piombinese si mantiene sempre grazie al rapporto di vicinanza con l’Isola d’Elba.

Con la formazione del Principato di Piombino (1399) e la conclusione della guerra di Siena (1559), l’assetto dell’area si caratterizza per la presenza di diverse realtà politiche. I territori pisani di San Vincenzo, Sassetta e Campiglia passarono allo Stato di Firenze, poi Granducato mediceo. I comuni elbani con le isole di Pianosa e Montecristo e i territori di Piombino, Suvereto e Follonica-Scarlino rimasero al Principato, che però dovette cedere il golfo di Portoferraio a Cosimo dei Medici.

L’Elba mantenne un’importanza mineraria con le risorse estrattive, che si trovavano in particolar modo tra Rio e Capoliveri. Dopo la breve dominazione napoleonica (che aveva comportato il passaggio del Principato di Piombino sotto Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi e l’occupazione francese dell’Elba) nel 1814 tutto il territorio dell’ambito fu unificato al Granducato.

Negli ultimi decenni del XIX secolo s’irrobustisce il sistema estrattivo nelle colline metallifere e crescono centri collinari interni e costieri, con le prime manifatture a Piombino e Follonica. Lo sviluppo dell’industria estrattiva portò nei primi decenni del Novecento alla realizzazione di ferrovie minerarie e di teleferiche per il trasporto dei minerali.

Una crescita che si arresta bruscamente quando la competizione internazionale, in pochi anni, fa crollare il sistema minerario locale. E così tutte le miniere (Elba e Colline Metallifere) furono costrette a chiudere, determinando l’esodo verso i principali centri della costa.

 

La complessità della storia del territorio conferisce ai sistemi collinari dell’ambito una forte articolazione spaziale: l’alternarsi spesso apparentemente casuale di rilievi di forme diverse e, in conseguenza, di aree coltivate e aree boschive, determina un paesaggio privo di grandi aree omogenee. La porzione continentale presenta significative risorse idriche e la buona conservazione dell’ambiente naturale è favorita dalla condizioni geologiche e pedologiche.

Il comprensorio può essere definito come un arcipelago di isole e penisole che si stagliano fra i mari interni, le valli bonificate e il mare aperto, trovando nell’isola d’Elba una misura nella chiusura visiva.

La parte continentale è strutturata attorno allo specchio di mare che abbraccia il golfo di Follonica, chiuso alle estremità da promontori rocciosi. Da Campiglia Marittima a Montioni, Massa Marittima e Scarlino, il tratto identitario maggiormente caratterizzante richiama la relazione morfologica, percettiva e storicamente funzionale, tra nuclei storici e intorni coltivati a oliveti tradizionali o associati ai seminativi.

Nella parte interna la dorsale di Montieri domina una copertura forestale estesa e compatta, mentre di fronte al mare, ecco il Monte Massoncello e il Monte Alma, che si staccano dalla linea di costa interna e avanzano nelle basse e umide pianure interne ad anticipare le isole marine.

La costa, punteggiata dalle torri di avvistamento, è per lo più sabbiosa e caratterizzata da complessi dunali e pinete costiere. Un contesto nel quale emergono importanti testimonianze minerarie, che vanno dal periodo etrusco (Elba, Rocca San Silvestro, lago dell’Accesa) a quello contemporaneo (Ribolla, Gavorrano, Monte Bamboli).

Di elevata importanza naturalistica e paesaggistica sono le aree umide (Padule di Orti Bottagone e Padule di Scarlino) e i sistemi dunali (Baratti, Sterpaia, Tomboli di Follonica) e rocciosi (Piombino).

Nell’Elba insulare persistono inoltre ristrette aree di permanenza del paesaggio agrario tradizionale, impianti insediativi storici dei porti, città costiere e fortezze (Portoferraio e Porto Azzurro), torri di avvistamento e borghi collinari (come Capoliveri, Marciana, Rio nell’Elba, Campo nell’Elba).

Il periodo di maggiore creatività, per Giorgio Faletti, è strettamente legato alla residenza sull’Isola d’Elba. Perché è qua che aveva scelto di vivere. Ed è sempre qua che ha scritto i suoi romanzi di maggiore successo. Un’amore, quello per l’Elba, che non ha mani nascosto.

Al di qua del mare, sulla terraferma, è invece cresciuta Silvia Avallone, autrice di “Acciaio”. In questa opera prima racconta la storia di due ragazze adolescenti all’interno della realtà operaia metallurgica, tra Piombino e Salivoli.

«Il mare e i muri di quei casermoni, sotto il sole rovente del mese di giugno, sembravano la vita e la morte che si urlano contro».

Una storia che mette in evidenza i contrasti, ma anche l’anima di una Piombino che spesso ritorna  – viva e riconoscibile – nei film di Paolo Virzì (a cominciare da “La bella vita”, con cui debutta alla regia nel 1994).

Faletti, Avallone, Virzì. Tutti riferimenti contemporanei. Ma il fascino delle colline metallifere, nel tempo, ha catturato anche l’attenzione di ben altri artisti. Come ad esempio Paul Klee, che raccoglierà fogliami per il suo erbario e sintetizzerà Portoferraio in una città tra due colline luminosa e sorgente dall’azzurro come una gemma.

«L’ambiente mi penetra con tanta dolcezza che mi sento in più e in più sicuro», disse Klee.

I tratti tipici delle coste maremmane si trovano nei dipinti di Plinio Nomellini (Le querce sul mare), Beppe Guzzi e Vincenzo Cabianca, che riportò con nitida precisione la portata razionale della bonifica nel suo “Canale della maremma toscana”.

Pittore dei butteri, dei bufali spurgatori di canali, della malaria e della fatica umana, in “Cavalli in maremma” Giuseppe Raggio sposta invece il sentimento sulla fascinazione per la vegetazione bassa e incolta, i tronchi ritorti dal vento, le umide e rigogliose distese di pascolo, i cieli carichi di acque anch’essi e trasparenti, gli animali allo stato brado immersi in una natura non dominata dall’uomo.

Luigi Gioli, invece, in “Paesaggio maremmano” mostra il cacciatore a cavallo, a proprio agio nella selva, a testa alta, come chi ben conosce il luogo e la fitta boscaglia.

Ma le visioni paesaggistiche a tratti selvagge e ferrose – dalle paludi ai golfi – si alternano anche nei dipinti di Evrio Cicalini, Niccolò Cannicci, Luigi Servolini, Luigi Gioli e Nino Costa.