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Dieci anni di attuazione della riforma urbanistica e del piano paesaggistico in Toscana, il 18 dicembre a Lucca

La Toscana con lo Statuto regionale del 1971 ha scelto la programmazione e la pianificazione come metodi di governo, introducendovi, peraltro, un principio di sostenibilità ante litteram.

La Toscana con lo Statuto regionale del 1971 ha scelto la programmazione e la pianificazione come metodi di governo, introducendovi, peraltro, un principio di sostenibilità ante litteram.
Con la riforma urbanistica del 1995 la pianificazione in Toscana è divenuta strutturale: il luogo giuridico della tutela e della trasformabilità sostenibile delle risorse del territorio. Nel 2005 la Regione si è adeguata alla novella costituzionale del 2001 decretando il passaggio ad una pianificazione in linea con le funzioni amministrative degli Enti.

Nel 2014 l’ultima riforma, la legge regionale 65/2014, è stata varata insieme al Piano Paesaggistico Regionale, comportando due principali innovazioni nel percorso sino ad allora delineato:

  • un limite metodologico al consumo di risorse attraverso meccanismi di contenimento delle trasformazioni del suolo non edificato
  • una pianificazione conforme al dettato costituzionale e al Codice, con un Piano Paesaggistico copianificato con lo Stato.

I dieci anni di applicazione della legge urbanistica regionale e del PIT-PPR forniscono ora l’occasione per una prima valutazione dei loro effetti e del livello di perseguimento delle loro finalità.

Uno dei principali istituti voluti dalla legge, l’Osservatorio Paritetico della Pianificazione che riunisce rappresentanti di Regione, Province, Città Metropolitana e Comuni, fornisce un ausilio quantitativo e una prima interpretazione dei dati di monitoraggio.

Tuttavia i numeri da soli non possono rendere compiutamente conto di un processo che dispiega le sue conseguenze nell’arco di più decenni: gli aspetti qualitativi della nuova stagione di pianificazione toscana si percepiranno sul territorio e nel paesaggio nel futuro. Un futuro, ricordiamolo, ambientalmente incerto e non del tutto governabile localmente. Politiche ambientali e sanitarie globali, conflitti bellici, fenomeni migratori travalicano le possibilità di controllo di una singola regione.

Ma se 10 anni possono essere poco rilevanti al livello territoriale non lo sono dal punto dei vista degli effetti sulla pianificazione. Se la futura edificazione del suolo sarà effettivamente valutabile negli anni a venire, ad oggi quanto la legge e il piano paesaggistico sono riusciti nell’opera di contenimento del consumo di suolo giuridico? Come hanno risposto i Comuni alla nuova stagione pianificatoria? E’ stato necessario provvedere a correttivi legislativi in corsa? Quanto ha funzionato la co-gestione del Piano Paesaggistico tra Regione e Stato? La vestizione dei vincoli ha condizionato i contenuti disciplinari dei piani? E quanto le invarianti strutturali del PIT-PPR ne hanno garantito una idonea declinazione? Quanto il Piano Paesaggistico è stato percepito come elemento ordinatore delle politiche di settore?

Sono alcune delle domande alle quali questo decennale potrà contribuire a dare una risposta che ci consenta di guardare al futuro attraverso il filtro del processo di pianificazione in itinere.
Osservando il contenuto dei piani e il percorso interistituzionale della loro formazione possiamo vedere ciò che ha funzionato e ciò che è da affinare o modificare. Ma l’occasione è propizia anche per traguardare altri territori ed altre organizzazioni amministrative nelle esperienze di governo del territorio e del paesaggio delle Regioni che si sono già dotate di Piano Paesaggistico. Sarà un confronto importante, anche per valutare l’efficacia di modelli organizzativi alternativi e ascoltare punti di vista esterni anche in merito a quanto messo in atto in Regione Toscana.